Le orificerie

Il gruppo di argenterie del Museo della Pieve di S. Giuliano si presenta come un completo “repertorio” di arredi liturgici chiesastici, costituito da ventiquattro pezzi cronologicamente dislocati lungo un arco temporale che va dal XV alla fine del XIX secolo. Ne fanno parte calici, ostensori, turiboli e navicelle per incenso, secchielli per acqua benedetta ed aspersori, una pisside, una scatola per ostie ed una croce processionale, oltreché da arredi rari o divenuti desueti per i cambiamenti dell’uso liturgico. Sono esempio di quest’ultima categoria una pace (placchetta per lo più metallica decorata con una immagine religiosa: natività, Crocifissione, Pietà, che veniva baciata dai fedeli in segno di pace, prima della Comunione) e una bugia o palmatoria (basso candeliere portatile, dotato di un lungo ed appiattito manico, atto ad illuminare le letture liturgiche delle cerimonie pontificali ed evolutosi in emblema della dignità di vescovi, abati e prelati di alto rango), entrambi provenienti dalla Pieve di San Giuliano.

Per una breve panoramica dei principali pezzi esposti si può citare – per il nucleo delle oreficerie provenienti da Sant’Agostino – oltre all’importante fermaglio da piviale tardoquatterocentesco, il servizio per aspersione – composto da secchiello per acquasanta con specchiature sbalzate che recano raffigurazioni di delfini guizzanti tra le onde e aspersorio dalla terminazione a forma di pigna, opera senese del 1643 e il singolare ostensorio raggiato, con fusto costituito dalla statuetta di Sant’Agostino sorreggente la teca eucaristica e base trapezoidale con i busti dei santi Monica (madre di Agostino), Nicola da Tolentino e Tommaso da Villanova (arcivescovo di Valencia, canonizzato nel 1658). Sempre dalla chiesa conventuale agostiniana proviene l’unico esempio di croce (processionale) della raccolta museale: opera in argento sbalzato e bulinato su anima di legno (prima metà del XVIII sec.), anch’essa interessante per l’iconografia agostiniana, presentando, questa volta, il vescovo d’Ippona nel consesso dei Dottori delle Chiesa (San gregorio magnoSant’Ambrogio di Milano e San Girolamo), le cui raffigurazioni sono eseguite a sbalzo nei terminali dei bracci della croce.

Per le oreficerie provenenti dall’antica Pieve e Collegiata di San Giuliano, possiamo citare, per il Settecento, l’elegante pendant di turibolo e navicella porta incenso, in argento sbalzato cesellato e traforato, riferibile all’argentiere locale Francesco Terrosi (doc. 1761), autore, nel 1749, anche della “muta” di cartagloria per l’altar maggiore della Collegiata. Per l’Ottocento – ultima epoca documentata nella raccolta – spicca la coppia di ostensori figurati con cherubini reggimostra, di fattura romana (Antonio Cappelletti, Caserta ? 1772 ca. – Roma 1838), eseguiti in bronzo dorato e argento sbalzato con ornamentazioni di gemme vitree. Di notevole interesse è anche il reliquiario a ostensorio, con la mostra sostenuta da una figura muliebre, identificabile con la vergine e martire romana Filomena (il reliquiario è stato riadattato per la reliquia di San Giuliano), ricollegabile alla generale diffusione del culto della martire negli anni Trenta dell’Ottocento e patrocinato, in castiglion Fiorentino, dal prelato e segretario della Curia romana monsignor Michele materazzi (Castiglion Fiorentino 1782 – 1851).